Intervista a padre Marinko Sakota su padre Slavko Barbaric

Qual è il suo rapporto di “figliolanza” con padre Slavko?

Padre Slavko ha lasciato un segno indelebile nella mia anima, è stato un grande maestro di vita e di spiritualità, un amico e, continua a esserlo. Ero capace di fare centinaia di chilometri per raggiungerlo mentre teneva una lezione oppure per ascoltare le sue omelie quando celebrava la santa Messa. Custodisco ogni prezioso istante trascorso in sua compagnia. In un momento di nebbia della mia vita, è stato decisivo il suo consiglio. Non ero ancora sacerdote, la mia mente era affollata da tante domande e dubbi sulla via più giusta per me. Mi rivolsi a lui, e con la semplicità che lo distingueva, m’invitò a partecipare al seminario di digiuno che stava per iniziare la sera stessa del nostro incontro. Capii che non era in lui la risposta, ma come un “segnale stradale” mi stava indicando Qualcun’altro a cui chiedere, attraverso la preghiera e il digiuno. Fu una lezione fondamentale: è stato l’inizio della mia trasformazione spirituale. Al termine di quel primo seminario, mi fu chiaro che la vocazione sacerdotale era la mia strada. Ringraziai padre Slavko che fu contento per la mia ritrovata serenità interiore. Da allora sino alla sua morte, gli sono rimasto profondamente legato.

Che cosa ha ereditato da lui?
La consapevolezza che il vero cambiamento inizia da noi stessi: Padre Slavko non aspettava che fossero gli altri a cambiare, sosteneva che ogni miglioramento, a ogni livello, deve partire prima di tutto dal nostro impegno personale; il senso dell’essere cristiani che non consiste solo nel combattere contro il peccato ma anche per i valori positivi; la volontà di conquistare e mantenere la propria libertà interiore. Ero colpito dal costante lavoro che faceva su stesso con la preghiera, i sacramenti, e tanto digiuno, che preferiva chiamare “vita col pane” e lo riteneva il mezzo più efficace. Ripeteva spesso che non c’è niente di più difficile del difendersi dai sentimenti negativi, dai condizionamenti esterni affinché non prendessero il sopravvento nel cuore.

Un giorno gli domandai se c’era una “ricetta” per mantenere la libertà interiore una volta conquistata. “Non esiste una ricetta. E’ una sfida continua. Se oggi nel tuo cuore ha vinto il bene, non pensare che tutto si sia risolto. Domani ti attendono nuove prove, nuove tentazioni e allora continuerai da dove ti sei fermato oggi”. Mi ha insegnato a non giudicare, non gli apparteneva la critica fine a se stessa. Mi sono rimaste impresse le sue parole:”Non dire mai alle persone che sono buone o cattive, ma spronale ad essere migliori”.

Sapeva vivere il presente e spesso ripeteva che molta gente vive di rimpianti per il passato o di paure per il futuro. Lui viveva pienamente “l’oggi”, non perdeva tempo a guardarsi indietro, sia che si trattasse di un successo che di un fallimento. Il suo motto per ogni giorno era “ringrazia per le cose buone che hai ricevuto, chiedi perdono per il male che hai fatto, guarda al futuro con fiducia nella Provvidenza divina, e tutto andrà bene”. Era un uomo ricco di sapere, laureato in teologia e pedagogia religiosa, psicoterapeuta, conosceva otto lingue, impegnato in svariate attività ma sempre aperto a nuove conoscenze e non pretendeva di avere ragione, aveva la grande umiltà di fare un passo indietro e di correggersi.

Che cosa rappresenta oggi padre Slavko per Medjugorje?
Un testimone autentico. Padre Slavko era maestro innanzitutto con l’esempio, in lui c’era una perfetta coerenza tra le parole e i fatti. Da lui si poteva continuamente imparare perché era lui il primo costantemente impegnato ad apprendere alla scuola della Madonna, in cui chi insegna è Lei stessa, e quale eccellente catechista ci dà dei compiti molto pratici: la recita del Rosario, la partecipazione alla santa Messa, la Confessione, la lettura delle sacre Scritture, l’adorazione e l’obiettivo è quello di crescere nella fede e raggiungere la pace del cuore. Ogni giorno, a questa scuola, siamo chiamati ad un esame nell’incontro col prossimo soprattutto attraverso il perdono. Padre Slavko viveva fedelmente i messaggi della Regina della Pace e ovunque si trovasse, anche durante i suoi frequenti viaggi in giro per il mondo, non dimenticava mai di raccogliersi in preghiera nell’ora dell’apparizione.

Credo di non esagerare, se dico che ha amato la Madonna, e ricordo un episodio personale, che mi conferma questo pensiero. Era l’inverno del 1996. Eravamo rientrati di sera tardi dopo una lunga giornata in cui aveva predicato a Vepric e nonostante la stanchezza, e il grande freddo, si avviò verso la Collina delle Apparizioni. (Non passava giorno che non salisse almeno su uno dei due monti) Decisi di andare con lui. Soffiava la bora. Iniziammo a salire. Mi ricordo che si coprì la testa col cappuccio e smise di parlare. Capii che aveva iniziato a pregare. Cosa che cercai di fare anch’io ma non era per niente facile a causa del forte gelo. In quell’istante, compresi cosa significhi amare veramente qualcuno, quanta motivazione e sacrificio c’era dietro.

Il suo amore verso la Madonna era davvero grande. Era convinto che la Sua lunga presenza a Medjugorje non volesse portarci delle novità ma aiutarci a vivere ciò che già abbiamo e sappiamo dalle Sacre Scritture e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. E padre Slavko applicava alla lettera i messaggi. Il suo modo di vivere era una testimonianza credibile e in perfetta sintonia con gli inviti della Madonna. Si dispiaceva molto quando c’erano dei pellegrini che per ore guardavano il sole, soprattutto durante la Santa Messa, quando Gesù era lì davanti a loro sull’altare.

Inoltre era consapevole dei pericoli per Medjugorje, come per qualsiasi altro luogo di pellegrinaggio, esortava sacerdoti, guide, albergatori, a proteggere il messaggio originale di Medjugorje, a restare umili e a farsì che Medjugorje fosse riconosciuta attraverso il loro comportamento.

Padre Slavko come la guida oggi nel suo compito di parroco?
Durante la mia Messa novella espresse un pensiero di cui faccio tesoro e penso valga per qualsiasi tipo di vocazione: “Tutto quello che fai, non farlo per essere amato, per ricever il consenso degli altri, perché la gente a volte non ti amerà, e tu ne rimarrai deluso. Fai tutto per amore di Dio e del prossimo”. E aggiunse:“Occupati soprattutto di chi non sembra impegnato nella ricerca di Dio, sono coloro che ne hanno più bisogno e tu te ne devi prendere cura” .

Mi ha insegnato che il sacerdozio è al contempo un dono e un compito che si realizza nell’essere capaci di servire nella semplicità e con spirito libero.

Tutti noi possiamo imparare da padre Slavko come amare Dio, il prossimo e tutte le cose della vita compreso il creato di cui aveva un grande rispetto, tante volte saliva sui monti a raccogliere i rifiuti che i pellegrini non curanti abbandonavano tra la natura.

Oggi la sua tomba è visitata da migliaia di pellegrini che affidano alla sua intercessione le loro difficoltà, l’uomo della preghiera è diventato luogo di preghiera.

Padre Slavko ci dimostra che vivere il Vangelo è possibile, e se guardiamo al suo esempio, anche noi possiamo compiere il bene, nel ruolo e nel luogo in cui siamo chiamati.

Simona Amabene